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Archivio della Categoria ‘Arte e Cultura’

    
Giotto a Roma
Pubblicato il 20-11-2020

Giotto arrivò a Roma nel 1300, chiamatovi per l’Anno Santo da papa Bonifacio VIII. La chiamata del pontefice lo costrinse a sospendere il lavoro ad Assisi nella chiesa superiore di San Francesco, dove stava affrescando la Leggenda di San Francesco.

Testimonianze della sua presenza a Roma sono: il Polittico Stefaneschi, eseguito per la basilica di San Pietro e oggi conservato nella Pinacoteca Vaticana; il frammento dell’affresco di San Giovanni in Laterano che ritrae Bonifacio VIII che indice l’inizio dell’anno giubilare.

Al pari di Dante nella poesia, Giotto portò a maturazione il processo di rinnovamento della lingua pittorica italiana.

    
Il Barbiere di Siviglia
Pubblicato il 01-08-2019

Il Carnevale del 1816 fu allietato dalla turbinosa rappresentazione del Barbiere di Siviglia, commissionata dal duca Sforza Cesarini al ventiquattrenne Gioacchino Rossini, astro nascente della musica.

    
La galleria prospettica di Borromini
Pubblicato il 25-01-2019

A Palazzo Spada, Francesco Borromini, tra il 1652 e il 1655, realizzò una delle opere più curiose: la galleria prospettica (visibile dal cortile). Ad un primo sguardo la galleria sembra spaziosa, lunga, con sullo sfondo una grande statua.

In realtà essa misura solo 9 metri in lunghezza. L’effetto prospettico si ottiene con un semplice ma arguto pavimento che sale e un soffitto che scende. Non solo: le colonne interne diventano progressivamente più piccole e la statua in fondo è piccolissima.

    
Il fortunato acquisto del cardinal Fesch
Pubblicato il 28-09-2018

All’inizio dell’Ottocento via dell’Orso era diventata la strada degli antiquari. Una delle persone cui piaceva curiosare nei negozi era il cardinal Fesch, zio di Napoleone, rinomato per la sua fortuna nel trovare oggetti pregevoli da collezionare.

Cercando in una montagna di vecchie cose in un negozio, egli trovò una tavola di legno dipinta, identica, a suo avviso, ad un’altra che aveva comprato anni prima. La prese per pochi denari e la portò a casa. Pulitala e messa a confronto con l’altra ebbe la già intuita rivelazione: aveva comprato il San Girolamo di Leonardo da Vinci, oggi conservato nella Pinacoteca Vaticana.

    
Decorazione del salone dei “Cento giorni”
Pubblicato il 18-05-2018

Paolo III decise di finanziare la decorazione ad affresco della grande sala dove, durante il Sacco di Roma, avevano trovato rifugio quei prelati assegnati poi come ostaggi ai Lanzichenecchi. Il salone venne chiamato dei “Cento giorni” perché la decorazione, affidata al Vasari, venne compiuta appunto in cento giorni e cioè dal 16 agosto al 23 novembre.

L’opera registrò l’ironico commento di Michelangelo al vanto del Vasari per la sua tempestiva esecuzione, stigmatizzato in un laconico “E si vede!”