Ti trovi su Home » Archivio categoria 'Cittadini Romani'

Archivio della Categoria ‘Cittadini Romani’

    
Cola di Rienzo occupa il Campidoglio
Pubblicato il 18-12-2020

A lungo preparò la sua presa di potere, attuata nel 1347 con l’occupazione del Campidoglio, proprio quando Roma aveva perso il suo ruolo di capitale della Cristianità (il papato, infatti, era stato spostato ad Avignone, dove rimarrà fino al 1377).

Si chiamava Nicola Gabrini, figlio di Lorenzo, e fu arbitro di Roma in una repubblica di origine popolare in qualità di tribuno. Ma si rese impopolare molto presto e fu ucciso in una sommossa ai piedi del Palazzo Senatorio in Campidoglio. Il suo cadavere mutilato, trascinato per le strade, fu bruciato e ridotto in polvere sparsa sul Mausoleo di Augusto.

La figura di Cola di Rienzo, visionario esaltato, inabile nel comando, con momenti di crudeltà e di tracotanza, rimane tuttavia nella storia della città come quella di uno dei suoi figli più generosi e di un tipico prodotto della operante nostalgia delle antiche grandezze che alimentò i migliori momenti del medioevo romano.

    
La morte di Giuseppe Giocchino Belli
Pubblicato il 11-10-2019

E’ il grande poeta romano che con i suoi 2279 sonetti in romanesco ha raffigurato Roma tra il 1830 e il 1847 attraverso uno scenario realistico dei suoi difetti e dei suoi pregi. Non una magnificazione della città, ma una sorta di antimmagine della “capomunni” di un tempo, per come è caduta nella decadenza civile a causa di un governo pontificio che ha ridotto il centro della cristianità a una “Fajola indeggna”.

Morì nel 1863.

    
Angelica Kauffmann
Pubblicato il 07-12-2018

Angelica Kauffmann fu una donna geniale che segnò, nella seconda metà del Settecento, la vita artistica di Roma.

Nata nel Canton dei Grigioni, visse a lungo a Londra dove aveva contratto uno sfortunato matrimonio con un certo conte di Horn, rivelatosi poi un avventurierio ricercato per truffa in mezza Europa. Si stabilì a Roma nel 1781, dove sposò il pittore Antonio Zucchi e aprì uno studio in via Sistina. Qui si riversò per decenni tutto il fiore della cultura contemporanea europea, da Canova a Goethe, con cui sembra che ci sia stata una liason. La Kauffmann fu grande amica anche del Winckelmann.
Nello studio fioccavano le ordinazioni da importanti committenti, dalla corte di Napoli all’imperatore Francesco Giuseppe, per il quale eseguì alcuni grandi quadri di soggetto epico. Anche Caterina di Russia le chiese un dipinto per il suo palazzo in Pietroburgo.

Morì nel 1807 ed ebbe solenni funerali durante i quali, per decisione del Canova, furono portate in processione le sue opere, come era stato fatto per Raffaello. La tomba dell’artista è visibile nella chiesa di S. Andrea delle Fratte.

    
Marianna Salviati
Pubblicato il 05-10-2018

A sconvolgere la vita salottiera delle belle dame romane fu l’invasione francese. La repubblica romana, una “repubblica da ridere”, come l’aveva definita il popolino, aveva privato Roma del suo pontefice. E il popolo fu tutto per il papa. Quanto agli aristocratici, furono pochi quelli che dichiararono la loro simpatia per gli invasori.

Grandi francofili furono invece i Borghese e francofila fu la bella Marianna Salviati, sposata felicemente a Marco Antonio Borghese, al quale rimase fedele per quanto il suo salotto fosse frequentato da un buon numero di cicisbei. La sua non celata simpatia per i francesi la portò a prendersi gioco della scomunica papale che veniva a colpire tutti coloro che in qualche modo appoggiavano gli invasori.

Una sera Marianna si recò a una cena a palazzo Chigi e, nell’entrare, chiese per celia ai padroni di casa se avessero il cuore di ricevere una scomunicata. Quella sera stessa fu colpita da un ictus e non ci fu verso di farla riprendere. Il popolo commentò quella morte come la mano di Dio che si abbatteva su chiunque osasse contrastare il suo rappresentante in terra.

    
Beatrice Cenci
Pubblicato il 07-09-2018

Bella, dai lunghi capelli biondi, Beatrice Cenci ha vent’anni quando nel 1598 uccide a martellate il padre Francesco, con l’aiuto del fratello minore Giacomo e dell’amante Olimpio Calvetti. Ma quella morte Francesco se l’era meritata.

Padre-padrone, era sempre stato un uomo brutale e perverso, che massacrava i figli a legnate e li costringeva a subire una serie di abusi morali e fisici, spinto com’era anche da impeti incestuosi. Ma al processo Beatrice fu accusata di omicidio e condannata da papa Clemente VIII alla decapitazione.