Un’ennesima vittima nella “Roma sicura” proclamata dall’ultimo cittadino della capitale, un ennesimo reato finito nel sangue e in un funerale, in una vedovanza e in una figlia ormai orfana.
Luigi Moriccioli aveva 60 anni e percorreva, il 17 agosto, una pista ciclabile a Tor di Valle. Fu aggredito da due ragazzi rom, che volevano rapinarlo e lo hanno preso a bastonate.
L’uomo, dopo un’agonia di 49 giorni, è deceduto.
Questo è il risultato dell’incompetenza e dell’incapacità dell’ultimo cittadino di Roma, questo è il risultato della politica del buonismo e dell’umanitarismo, questo è stato il risultato dell’aver offerto perle ai porci, ai barbari, anzi, perché i reati che questi delinquenti commettono sono opera di veri e propri barbari, di gente che non ha il minimo rispetto per la vita umana, per la legalità, per la civiltà.
E chi ne ha fatto le spese sono stati, come sempre, i cittadini, non i balordi che girano con la scorta, con le auto blu, che vivono emarginati dalla vera vita vissuta dal popolino. Siamo noi ad essere a contatto con la realtà cittadina e, dopo aver subito l’ennesimo danno, dobbiamo sentire anche le belle parole di circostanza pronunciate a destra e a manca (più a manca che a destra, bisogna dire…) dei vari scaldasedie delle istituzioni italiane. La beffa finale.
Ma cosa volete che facciano a quest’assassino? Il processo ci sarà il 6 novembre e magari si concluderà come quello dell’altro rom che, ubriaco, ha spezzato la vita a 4 ragazzi: 6 anni ai domiciliari…
Quindi, per questo omicidio, gli vogliamo dare una bella sculacciata? Una bella tirata d’orecchie? Non troppo forte, però, in fin dei conti ha solo ammazzato una persona, poveraccio, avrà pure il diritto, un ragazzo rom, di rapinare un ciclista in santa pace?
Ma chi deve pensare alla sicurezza di Roma? Che cosa fa il Comune di Roma per garantire la sicurezza dei cittadini romani? Nulla.
Eppure la soluzione sarebbe molto semplice. Impacchettare tutti gli zingari della capitale, assieme a tutti quelli sparsi per il territorio italiano, e rispedirli a calci nel loro paese.