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Archivio della Categoria ‘Quartieri’

    
Il Pincio
Pubblicato il 04-09-2020

Il panorama che si gode dalla terrazza del Pincio è un regalo che Roma fa a tutti gli innamorati. Il Pincio è l’antico colle detto “collis horticulorum” per il gran numero di vigne che ospitava, fu sede delle ville di illustri famiglie romane, come gli Ancilli, i Domizi e, nel IV secolo, i Pinci, dai quali prese il nome.

Divenne parco pubblico per volere di Napoleone Bonaparte, prelevando il territorio ai frati di Sant’Agostino. Si doveva chiamare “Jardin du Grand César”, appellativo che non fu mai assegnato al parco, una volta realizzato da Giuseppe Valadier tra il 1811 e il 1814. Il luogo è ancora più caro agli innamorati per una curiosità: Pio VII, una volta tornato a Roma dall’esilio, fece proseguire i lavori del Valadier e nel 1822 fece erigere l’Obelisco, rinvenuto presso la basilica di Santa Croce in Gerusalemme nel 1570.

Questo obelisco nasce, però, come un grande regalo d’amore, si tratta, infatti, di un monolito romano, fatto realizzare dall’imperatore Adriano per il suo favorito Antinoo, annegato nel Nilo nel 130.

    
Il Gianicolo
Pubblicato il 05-06-2020

La passeggiata del Gianicolo permette di godere uno degli scorci più suggestivi sul centro storico di Roma, come ben sanno generazioni di coppiette, romantici e viaggiatori di ogni paese.

Grandi viali alberati attraversano la collina che domina Trastevere per confluire in piazzale Garibaldi, dove la terrazza panoramica fa perno intorno al monumento equestre dell’eroe dei due mondi, opera del tardo ottocento di Emilio Gallori.

Ai piedi della terrazza, il Parco Gianicolense degrada ripido ad est verso il Tevere.

La passeggiata panoramica muove verso sud, tra ali di busti di marmo raffiguranti illustri garibaldini, verso l’ampio e scenografico largo della Fontana dell’Acqua Paola, chiamata tradizionalmente “Fontanone”, eretta da Giovanni Fontana e Carlo Maderno per Papa Paolo V (1608 – 1612).

Poco più avanti la strada giunge sulla terrazza della bella chiesa di San Pietro in Montorio, nota per il tempietto rinascimentale del Bramante racchiuso nel cortile, modello di perfezione classica, storica meta di coppie che ufficializzano religiosamente la loro unione.

    
Moschea all’Esquilino
Pubblicato il 24-08-2007

Che l’amministrazione di questa disastrata città che è diventata Roma, da quando è in mano ai sinistri, ne avesse fatte di tutti i colori pur di far sprofondare quella che un tempo era la capitale del mondo in un degrado e in un disfacimento culturale e sociale è un fatto ormai arcinoto. Ma ogni volta che nell’aria si sente la puzza dell’ennesimo scempio e dell’ennesimo sfregio verso la nostra città non possiamo restare indifferenti, non possiamo non contestare iniziative che non porteranno ad altro degrado, ad altro disfacimento del nostro tessuto culturale e sociale, ad altri problemi e ad altre ingiustizie.

L’ultima follia dei decerebrati della pubblica amministrazione è quella di costruire una inutile moschea di fronte alla Chiesa di San Vito nel già degradato quartiere Esquilino.

L’Esquilino è un quartiere storico di Roma, dove un tempo c’erano negozi in cui si spendeva bene, dove un tempo c’erano italiani, dove si poteva passeggiare tranquillamente anche la sera. Adesso è ridotto ad un cesso, niente più. Adesso lo chiamano quartiere multiculturale, sentendosi orgogliosi di questo termine. Che poi questa multiculturalità abbia causato la chiusura di decine di negozi italiani non frega un tubo a nessuno, che poi ci siano ad ogni angolo zingari che vendono merce rubata e gente dell’est europeo che spaccia non frega un tubo a nessuno, che poi nei negozi cinesi non entrino mai clienti non solleva sospetti a nessuno. Ma adesso il Comune di Roma ha il suo “bel” quartiere multietnico, dove non c’è più nulla da vedere, dove non ti sembra di stare in Italia, dove avverti la forte nostalgia degli anni in cui in quel quartiere (e in tutta Roma!) eravamo solo noi, noi italiani.

Così si vocifera della costruzione di una moschea. Un’ennesima moschea in territorio italiano. Mai nessuno si chiede perché in territorio islamico non ci siano chiese cristiane? Nessuno sa spiegare per quale motivo noi italiani dobbiamo essere tolleranti verso gli stranieri che hanno imposto la loro presenza in casa nostra? Loro che sono i primi intolleranti verso i nostri costumi, le nostre tradizioni, le nostre leggi?

E’ di pochi giorni fa la notizia dell’extracomunitario che aveva tentato di murare una statua della Madonna a Lecco. Per non risollevare la questione dei crocefissi nelle scuole che “infastidiscono” i musulmani di turno! Io, italiano e cristiano, sono infastidito dalla presenza di simboli dell’islam! Ma io vengo considerato razzista e intollerante (e sto in casa mia!), lo straniero, invece, viene assecondato!!! Ecco a cosa ha portato il disfattista e deleterio buonismo dei politici odierni!

Ritenere una moschea un centro di reclutamento di terroristi è pura follia”. Questa è un’altra idiozia detta dai benpensanti di Roma. Che poi siano state scoperte cellule islamiche pronte a colpire costituitesi proprio all’interno di moschee è un fatto da trascurare, ovviamente.

E’ ora di dire basta a questo scempio dilagante, basta a questa invasione di culture così troppo differenti dalle nostre, basta con questa sopraffazione dei nostri diritti e delle nostre libertà, basta con questo appropriarsi dei nostri spazi, basta con questo sperpero di denaro pubblico, basta con questo degrado!

No alla costruzione di una nuova moschea. Roma (e l’Italia) non ha bisogno di moschee, ma di scuole, di ospedali, di strade sicure, di centri per gli anziani, di asili nido, di parchi e giardini, non di luoghi di culto estranei alla nostra storia e al nostro modo di essere!

Riprendiamoci la nostra italianità, prima di scomparire per sempre come popolo, come nazione, come cultura e come storia!