Addio al Pincio

A Roma esiste un grande business. E’ da anni che si è insinuato nella capitale e non si è fermato davanti a niente. E’ potente, tanto che procede spedito senza curarsi del patrimonio storico e culturale della città, tanto da poter zittire tutti, tanto da metter tutti d’accordo, maggioranza e opposizione. Col business ci mangiano bene e parecchio, evidentemente. Ci mangiano in tanti.

E’ il business dei parcheggi. A Roma c’è fame di parcheggi, ci sono migliaia e migliaia di vetture e in qualche posto bisognerà pur parcheggiarle.

Non ha importanza che le strade di Roma si stiano restringendo in base a chissà quale cavillo escogitato dal decerebrato di turno, non ha importanza che ci siano parcheggi inutilizzati, non ha importanza che in alcuni quartieri siano stati tolti posti macchina. Queste sono solo chiacchiere di cittadini.

A Roma si deve costruire un parcheggio al Pincio, sventrando e deturpando. L’opera distruttrice cominciata con l’ex-sindaco spendaccione, che tanti e troppi danni ha fatto a Roma, continua col nuovo sindaco, perché la pasta è la stessa per tutti: Roma deve essere deturpata, basta con questa oscene opere architettoniche dei secoli passati, basta con l’antichità, dobbiamo guardare avanti, al futuro, ad una Roma avveniristica, che magari, al posto del Colosseo, quella bruttura mezzo sgretolata, potrà esserci, in un giorno forse non troppo lontano, uno stupendo ristorante a più piani, magari roteanti, come quelli in Giappone, cosicché i turisti possano pranzare e guardare la Roma moderna.

C’è una petizione e una richiesta di adesione. La petizione, che ho trovato sul superfornito blog Degrado di Roma, è per fermare quello che da un povero demente è stato definito “progetto culturale”… L’adesione è per essere al Pincio sabato mattina e al Campidoglio l’8 o il 9.

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