L’ormai famoso concerto del Primo Maggio, che si tiene nella bella Piazza di San Giovanni a Roma, non è soltanto un evento musicale, e quindi culturale, che accomuna giovani e meno giovani per festeggiare la festività del lavoro, ma anche un modo, un pretesto anzi, per sfogare la propria vena delinquenziale ai danni della città di Roma, delle infrastrutture, delle istituzioni e dei mezzi pubblici e quindi della intera società. Un pretesto per non rispettare la città che ospita e dona, per sporcare le sue strade, per distruggere e rovinare.
Così alcuni delinquenti partiti da Reggio Calabria hanno interamente distrutto i vagoni di un treno, irritati perché hanno dovuto pagare il biglietto… forse gli era dovuto, chissà, vai a capire cosa passa per la testa vuota dei delinquenti. Prima di entrare alla Stazione Termini hanno tirato il freno di emergenza e si sono dati alla fuga. Danni per centinaia di migliaia di euro.
Il 2 maggio, il giorno dopo il concerto, la bella Piazza San Giovanni, dove si erge la Basilica, è un tripudio di immondizia, cartaccia, buste, bottiglie e quant’altro, le scritte sui muri aumentano e chi deve pulire sono gli operatori ecologici e chi ne fa le spese è Roma. Roma che ha ospitato, Roma dei romani e degli italiani, Roma di chi ha pagato le tasse.
Il concerto del Primo Maggio non è più sinonimo di musica e cultura, non è l’evento dell’anno istituito a celebrazione della festa del lavoro, perché mentre gli ignoranti festeggiano, altri, il giorno dopo, dovranno lavorare il doppio. Alti dovranno spendere il doppio. Altri dovranno guardare lo sporco lasciato in terra. Il concerto del Primo Maggio non è solo musica del mentre, non è solo la bella attesa del sabato del villaggio, è anche e soprattutto lo sporco e il danno del dopo. La fine, la conclusione, l’ultima nota che sfugge dal palco salutano la rovina e il degrado. Perché la vera festa è quella che finisce nel sorriso, nel rispetto del padrone di casa, non nella tristezza di una città calpestata.
Ogni anno la storia si ripete, aveva ragione Machiavelli. Ma non si impara dalla storia, si continua a dare perle ai porci, a sacrificare le bellezze storico-artistiche di Roma in nome del divertimento.
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