Curata da Daniela Cotimbo
19 giugno – 30 luglio 2025
Il quarto appuntamento con Re:humanism indaga l’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale e le innovative prospettive culturali
Vernissage: mercoledì 18 giugno 2025, dalle ore 18.00 con la performance audiovisiva di Franz Rosati alle ore 19.30
Fondazione Pastificio Cerere
Via degli Ausoni 7 – Roma
Timeline Shift rappresenta il titolo dell’esposizione collettiva che caratterizza la quarta edizione del Re:humanism Art Prize, riconoscimento internazionale dedicato all’arte contemporanea che, sin dal 2018, indaga le intersezioni fra metodologie artistiche e intelligenza artificiale.
Sotto la direzione curatoriale di Daniela Cotimbo, l’appuntamento 2025 si svilupperà presso la Fondazione Pastificio Cerere di Roma – spazio emblematico di ricerca e innovazione nel contesto artistico attuale – rimanendo accessibile al pubblico dal 19 giugno fino al 30 luglio 2025.
L’allestimento presenterà i lavori dei dieci candidati finalisti individuati mediante la call aperta lanciata durante la scorsa stagione invernale, i quali hanno elaborato con creatività e approccio analitico il concetto temporale, insieme al premiato del riconoscimento APA. Mediante un’analisi approfondita dell’intelligenza artificiale, le creazioni esposte contestano la concezione occidentale temporale — sequenziale, evolutiva e orientata all’efficienza produttiva — per suggerire una reinterpretazione molteplice, simultanea e cerimoniale.
Timeline Shift – traducibile come “alterazione della cronologia” – mira a contrastare le dinamiche predatorie di informazioni e risorse che caratterizzano attualmente l’evoluzione dell’AI, aprendo percorsi verso paradigmi tecnologici maggiormente etici, eco-compatibili e democratici. Le creazioni offrono angolazioni speculative, liriche e politiche, capaci di smontare i framework valoriali prevalenti e creare nuovi orizzonti concettuali.
Il Re:humanism Art Prize si riconferma quindi quale laboratorio di ricerca e riflessione critica, dove il confronto fra arte e intelligenza artificiale genera spazi di consapevolezza, metamorfosi e progettazione futura.
Come sottolinea la curatrice Daniela Cotimbo: “Con più di cinquecento application pervenute da ogni continente, molte delle quali di eccellente livello artistico, abbiamo privilegiato progetti diversificati per origine, medium e argomenti sviluppati, ma sempre orientati dal proposito di fornire una prospettiva alternativa a un domani che si presenta sempre più incerto e caratterizzato da dinamiche conflittuali. Il comitato di valutazione ha svolto un lavoro straordinario. Mediante la riscrittura delle narrazioni che hanno sinora alimentato la retorica gravitante attorno all’avanzamento tecnologico e recuperando concezioni di benessere, di attenzione, di assistenza e coinvolgimento, gli artisti di questa rassegna dimostrano che rimane possibile superare questa cronologia errata.
Re:humanism Art Prize: i premiati e le creazioni in esposizione

Il riconoscimento principale della categoria MAIN PRIZE di questa rassegna è stato conferito al gruppo Lo-Def Film Factory del duo Francois Knoetze e Amy Louise Wilson, con Concept Drift, uno spazio coinvolgente e partecipativo che combina videogame, archivio visuale e storytelling postcoloniale. Attraverso modelli tridimensionali generati tramite AI, composizioni materiche, ambienti ludici digitali e documenti d’archivio, il progetto sviluppa un contro-archivio della tradizione sudafricana, esaminando come l’intelligenza artificiale riattivi e riformuli, secondo logiche tecno-capitaliste, dinamiche storicamente ancorate nel colonialismo.

Il secondo riconoscimento è stato attribuito a Isabel Merchante con One Day I Saw the Sunset Ten Thousand Times, una meditazione poetica sulla meccanizzazione percettiva e la riproducibilità digitale del mondo naturale. L’artista trasforma una macchina algoritmica, inizialmente concepita per l’ottimizzazione, in un’entità meditativa che contempla esclusivamente tramonti. L’opera rivela come l’AI generativa funzioni attraverso meccanismi di astrazione e uniformazione, destabilizzando riferimenti emotivi e percettivi.

Al terzo gradino del podio l’artista Minne Atairu con Da Braidr, una “startup concettuale” che impiega l’AI per valorizzare l’economia micro-imprenditoriale della realizzazione di acconciature afro, mentre decostruisce le retoriche promozionali dell’AI all’interno del discorso tecno-capitalista. Attingendo da un vissuto personale, il progetto interroga le potenzialità dell’AI generativa nel supportare l’indipendenza economica e culturale delle donne nere, oltrepassando gli stereotipi che tuttora le confinano a determinati standard estetici.

Fra gli altri sette finalisti incontriamo Federica Di Pietrantonio, già candidata nella precedente edizione, con Net Runner 01, un’installazione “indossabile” che esplora le modalità attraverso cui gli spazi virtuali — specialmente i videogame e i forum decentralizzati — modellano le nostre percezioni riguardo identità, temporalità e relazioni. Ispirata da un pioniere della fotografia del movimento come Eadweard Muybridge, Me vs. You rappresenta invece un’installazione video multicanale di Adam Cole e Gregor Petrikovič che esplora le sfaccettature dell’intimità queer in un mondo sempre più mediato dalle tecnologie di intelligenza artificiale: partendo da sequenze di lotta l’opera sfrutta l’incapacità della visione artificiale di distinguere corpi intrecciati, mettendo in discussione i paradigmi computazionali di classificazione e controllo; l’intelligenza artificiale diventa quindi strumento di ambiguità poetica.
Con Ever – che costituisce simultaneamente un’installazione e un portale web – Amanda E. Metzger presenta un archivio generativo e decentralizzato di registrazioni diaristiche create da un’AI addestrata sui suoi scritti personali raccolti fra il 2010 e 2023, proiettando esperienze autentiche del passato verso futuri speculativi. I testi prodotti vengono convertiti in NFT e archiviati su blockchain, costituendo una memoria intima condivisibile e potenzialmente perpetua. Nell’allestimento, l’archivio viene presentato sotto forma di un tappeto bianco con cuscini su cui i visitatori possono distendersi per leggere le registrazioni diaristiche, sia autentiche che generate dall’AI, proiettate sulla volta, sperimentando l’equilibrio fra privato e pubblico, ricordo e previsione; oltre alla tensione fra l’essere autori della propria narrazione e il perderne il controllo.

Screen Tests di Esther Hunziker consiste in una serie di ritratti video AI generated (che richiamano sia la fotografia di casting cinematografico che gli omonimi screen tests di Andy Warhol), dove figure umane si amalgamano con entità pelose. Errori e distorsioni alterano la verosimiglianza, evocando identità ibride e instabili; mentre The Pits di Daniel Shanken rappresenta un’installazione coinvolgente che evoca l’erosione naturale e i paesaggi industriali dell’estrazione di terre rare, fondamento delle infrastrutture dell’intelligenza artificiale, per trascinare l’osservatore nella soglia instabile fra fascino tecnologico e collasso sistemico.
AI-Ludd costituisce invece una video installazione del collettivo IOCOSE che mette in scena un’AI fittizia, addestrata a ragionare e comportarsi da luddista. Con approccio ironico e paradossale, l’opera sovverte le narrazioni ottimistiche sull’AI come strumento di efficienza, dando voce a un agente algoritmico che esorta a sabotare le macchine, abbandonare il lavoro e rivendicare il tempo per sé.

Infine, Cloud Scripts di Kian Peng Ong rappresenta un’installazione che interpreta i Cloud Seals taoisti come forma asemica di comunicazione con la dimensione spirituale. Attraverso un modello di AI addestrato su un corpus di sigilli, l’opera genera talismani privi di significato pittografico specifico ma carichi di intenzione rituale, sottraendo la macchina dall’orizzonte produttivistico per proiettarla nella dimensione di connessione trascendentale.
Il Premio APA è stato invece conferito a Franz Rosati per il suo progetto DATALAKE:CONTINGENCY, che presenta scenari generati dall’AI in costante trasformazione, evocando il conflitto fra natura e tecnologia e il loro tentativo di coesistenza. Mescolando falsi documentari e notiziari iperrealistici, l’installazione travolge l’osservatore con un flusso di immagini caratterizzato da cronologie instabili, apertura di soglie e improvvisi cambi di stato che lo trasportano nel regno dell’incertezza.

Durante l’inaugurazione ufficiale, verranno presentate anche due installazioni realizzate dagli studenti del biennio di Multimedia Arts & Design di RUFA — Rome University of Fine Arts, ospitate all’interno del RUFA Space, situato adiacente agli spazi della Fondazione Pastificio Cerere.
I progetti sono stati sviluppati partendo dalle medesime tematiche proposte dal bando dell’art prize, offrendo una riflessione originale e complementare ai lavori in mostra.
Inoltre, nella stessa serata è prevista anche una performance audiovisiva dell’artista Franz Rosati all’interno del cortile della Fondazione.
Il premio Digitalive di Romaeuropa è stato assegnato a Valerie Tameu con il progetto Metabolo II: Orynthia. La performance affronta la relazione fra intelligenza artificiale, ecosistemi naturali e tradizioni culturali attraverso una prospettiva decoloniale e post-antropocentrica, utilizzando l’acqua come simbolo della diaspora africana e delle storie di spostamento. Mami Wata, la divinità acquatica mutaforma, diventa il fulcro di una visione afrofuturista dove l’AI e la realtà virtuale sono strumenti di resistenza culturale e creazione di miti.

Come nella precedente edizione, una menzione speciale del premio Digitalive di Romaeuropa è stata assegnata anche a Jessica Tucker con il suo progetto Improbable Excess, una performance che include stampe, video e render digitali interattivi di corpi mutanti, rivelando come gli sguardi algoritmici ci inseguono, decodificano, riducono e ricostruiscono, manipolando il nostro desiderio di certezza e controllo. Questi due progetti verranno presentati a settembre al Mattatoio di Roma all’interno della rassegna del celebre Festival romano.

IL COMITATO DI VALUTAZIONE
Il comitato che ha decretato i vincitori di questa quarta edizione del Re:humanism Art Prize era costituito da: Alfredo Adamo, CEO di Frontiere; Lorenzo Balbi, direttore del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna; Alice Bucknell, artista, scrittrice ed educatrice; Claudia Cavalieri, direttrice della Fondazione Pastificio Cerere; Daniela Cotimbo, fondatrice e curatrice di Re:humanism; Niccolò Fano, fondatore e direttore di Matèria Gallery; Anika Meier, scrittrice e curatrice; Paolo Paglia, CEO di APA – Agenzia Pubblicità Affissioni; Federica Patti, curatrice a Romaeuropa Festival; Walter Quattrociocchi professore presso l’Università La Sapienza di Roma, a capo del Center of Data Science and Complexity for Society; Diva Tommei, direttrice per l’Italia di EIT Digital; Joanna Zylinska, professoressa al King’s College di Londra.
INFORMAZIONI PRATICHE Re:humanism Art Prize
Inaugurazione: 18 giugno 2025 dalle 18.00 alle 21.00
Date: dal 19 giugno al 30 luglio 2025
Orari di apertura: dal martedì al sabato dalle ore 15.00 alle 19.00 e lunedì su appuntamento
Sede: Fondazione Pastificio Cerere, Via degli Ausoni 7 — Roma
Info: Tel. +39 06 45422960 | info@pastificiocerere.it | www.pastificiocerere.it
info@re-humanism.com – www.re-humanism.com





