Una serata al Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I

La sera c’è chi se ne va a passare il tempo in pizzeria o ad un pub o al cinema. Ieri sera, invece, io e i miei ce ne siamo andati qualche ora al Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I, per un disturbo e delle complicanze post-operatorie di mio padre.

Siamo entrati nella sala d’attesa del Pronto Soccorso alle 19,30 circa e ne siamo usciti verso la mezzanotte. E ci è anche andata bene, perché c’era gente entrata alle 14, che ha dovuto attendere 7 ore per essere visitata.

Inevitabili le polemiche e le proteste della gente che aspettava. Via vai a chiedere quante persone si avevano davanti, atteggiamenti di impazienza, una lite nata per presunti motivi razziali, tensione e agenti che cercano di calmare.

L’addetto ai collegamenti esterni

Un dottorino, camicie bianco aperto, ragazzo in carne, capelli neri, in tutto quel tempo non ha fatto altro che entrare ed uscire dal Pronto Soccorso col cellulare in mano.

Era l’addetto ai collegamenti esterni?

La scorciatoia del raccomandato

Nel mezzo del cammin della nostra attesa entra nella sala un ausiliare, divisa celestina d’ordinanza, accompagna un omone sulla sessantina, capelli ingrigiti e lunghi, sembra si conoscano bene. Non si capisce cosa abbia.

Si siede nella sala d’attesa. Ci resterà per meno di un minuto. Lo preleva l’ausiliare, assieme a un infermiere, e lo porta in sala visite.

C’è qualcosa che mi sfugge?

I malati immaginari

Fra le tante persone che aspettavano d’esser visitate c’erano alcune che avrebbero potuto risparmiarsi quelle snervanti ore di attesa. I malati immaginari di molieriana memoria.

E sì che adesso, per un codice bianco, si vanno a pagare ben 25 euro, che chissà dove finiscano.

Delle urgenze non urgenti

C’era un caso, ieri sera, che ha in sé del drammatico e del comico. Un anziano signore, malato di Alzheimer, aveva bevuto del sapone liquido. Lo sistemano su una barella e lo lasciano là. Quando siamo usciti era ancora là, ad attendere che qualcuno lo visitasse. Col sapone liquido nello stomaco.

Mancanza di personale

Alla gente esasperata, che chiedeva di continuo a medici, infermieri, portantini informazioni su quei ritardi, la risposta era sempre la medesima. “Quando entrerete in sala visite, vi renderete conto!

E in sala visite ce ne siamo resi conto, alla fine. Uno stanzone pieno di barelle occupate. Un medico per “clinica” (ortopedia, otorinolaringoiatria, urologia, ecc.).

Dove finiscono i soldi per la Sanità? Ci sono i soldi per la Sanità? Quello è un Pronto Soccorso, ma di prontezza neanche l’ombra. Però il Direttore del Policlinico disse, me lo ricordo bene, che il suo stipendio era di 220.000 euro l’anno, perché quella era la cifra che meritava.

In mezzo a tante belle parole che ogni giorno si spendono dai politicanti di turno sulla sanità, la gente perde ore di vita in interminabili attese al Pronto Soccorso. Da una parte i sorrisi dei primi, gonfi di soldi, dall’altra i volti rabbuiati e delusi dei secondi, stufi dell’andazzo.

5 commenti su “Una serata al Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I”

  1. Recentemente mi sono fatto parecchio male a un piede e ad una mano, probabilmente mi sono causato delle microfratture, ma in ospedale non sono andato. La notte non dormivo dal dolore, ma con gli ospedali italiani non voglio avere nulla a che fare… Spero che se e quando dovesse capitarmi qualcos’altro sarò già molto fuori da questo Paese del quarto mondo…

  2. E hai fatto bene. A breve arriverà un articolo sul Policlinico, la mia famiglia ha avuto modo di conoscerlo a fondo nei primi mesi dell’anno.

  3. io sono stata dalle 13.45 fino alle 01.45 al pronto soccorso con una frattura della tibia e piatto tibiale (gamba distrutta. si come “non sembrava” che stavo abbastanza male, non urlando come qualcuno aveva fatto, sono rimasta sulla barella fino a quando non è servita a qualcuno, in quel momento mi hanno fatto mettere su una sedia a rotelle (con la gamba a penzoloni era proprio il massimo). comunque, adesso è più di un anno che sto in lista d’attesa per farmi rimuovere tutte le placche e le viti… ma l’attesa sarà interminabile, visto il sistema.

  4. Se al pronto soccorso ci andasse solo chi ne ha realmente bisogno, e non tutti quelli che vogliono “accellerare” le indagini routinarie, forse ci sarebbe meno da aspettare e con margini di errore più bassi. Nonostante il ticket i codici minori continuano ad essere tantissimi con intasamento della struttura. In Italia siamo proprio degli ignoranti…!

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