Basilica di San Vitale

La Basilica paleocristiana dei Santi Vitale, Valeria, Gervasio e Protasio Martiri in Fovea conosciuta più comunemente come Basilica Parrocchiale di San Vitale e Compagni Martiri in Fovea o più semplicemente come San Vitale è luogo di culto cattolico del centro storico di Roma, situato in Via Nazionale.

Nella località del “Puteus Probae” non lontano dalla monumentale scalea del vicus Longus viene edificata nel 386 IV secolo la prima basilica Imperiale romana dedicata al nuovo culto venuto dall’oriente dell’Impero Romano: il Dio dei Cristiani all’indomani dell’Editto di Milano, che sanciva la libertà di culto ai Cristiani all’interno dell’Impero romano. Considerata la più antica Basilica non fondata su templi pagani preesistenti, menzionata nel Liber pontificalis, edificata dall’Imperatore Teodosio per volontà di sant’Ambrogio di Milano, in onore del ritrovamento miracoloso dei Corpi di Gervasio e Protasio.

La pia Vestina, ricca matrona di stirpe senatoria, lascia tutti i suoi averi per la costruzione. I sacerdoti Ursicino e Leopardo e il Diacono Liviano presiedono la fabbrica della basilica. Papa Innocenzo I la consacra nel 402 e vi costruisce un battistero per evangelizzare il popolo romano della Suburra. Vi erige il Titulus Vestinae, ultimo in ordine cronologico ma non per importanza degli antichi Titoli. Secondo il catalogo di Pietro Mallio, stilato sotto il pontificato del Papa Alessandro III, il Titolo era collegato alla Basilica di Santa Maria Maggiore ed i suoi sacerdoti vi celebravano messa a turno. Dal Titolo, dipendeva la Basilica di Sant’Agnese fuori le mura. Fino a pochi anni fa si celebrava solennemente il triduo in onore di Sant’Agnese.

Nel VII secolo, San Gregorio Magno stabilisce che nella Litania settiforme la processione delle vedove muova da questa chiesa, cui si dà per la prima volta il nome del martire San Vitale, sposo della martire Santa Valeria e padre di Gervasio e Protasio. La Basilica fu officiata dai monaci benedettini fino alla fine del 1300, dagli inizi del 1400 fu affidata ai Canonici Regolari.

La caratteristica architettonica della Basilica imperiale di San Vitale è data da un gran numero di colonne (ancora visibili esternamente) che sorreggevano un tetto a capriate con una navata centrale, fiancheggiata su ogni lato da un corridoio stretto, sempre porticato come un padiglione riccamente coperto e adorno ma senza pareti.

I Sacerdoti del Titulus Vestinae sottoscrivono gli atti del Concilio di Roma (499), mentre nella sottoscrizione del Concilio di Roma (595) compare per la prima volta l’appellativo Titulus Sancti Vitalis. Fu restaurata e dotata di ricchi doni da Papa Leone III (795 – 816), nuovamente restaurata in epoca medievale; fu completamente rifatta dai Pontefici Sisto IV (1475) e Clemente VIII (1595), il medesimo pontefice affida la basilica alla Compagnia di Gesù divenendo la prima sede del noviziato dei gesuiti.

Per il grande Giubileo del 1600 venne completamente restaurata grazie all’ingegno del gesuita Giovan Battista Fiammeri (1606) Questi intervenuto ridusse la Basilica ad una sola navata, al posto delle tre originarie, e portarono alla scomparsa del portico, chiuso e ridotto a vestibolo della Chiesa. Si occupò anche di realizzare e progettare tutto l’attuale ciclo pittorico degli affreschi finanziato dalla munifica Principessa Isabella della Rovere.

Da San Vitale partirono i primi gesuiti esploratori e missionari per andare in tutto il mondo, in modo particolare nel Nuovo Mondo, la pala d’Altare nella cappella a destra ne è l’esempio. È infatti la prima immagine a Roma ed in Europa della Miracolosa Immagine di Nostra Signora di Guadalupe dipinta sempre dal gesuita Fiammeri.

Molti furono i gesuiti celebri di San Vitale: San Stanislao Kostka che è sepolto nell’attigua chiesa di Sant’Andrea al Quirinale, poi il beato Rodolfo Acquaviva, il beato Pietro Berno, san Roberto Southwell (1578), il beato Tomaso Cottam (1579), il venerabile Abramo Giorgi (1582-1584), sant’Enrico Walpole (1584-1585), san Luigi Gonzaga, san Giovanni Berchmans, san Davide Lewis (1645-1646), il beato Antonio Baldinucci (1681-1683). Il noviziato rimase attivo fino al 1773.

Nel 1859 il Beato Pio IX come risarcimento all’intervento dissennato dell’immobiliarista Federico Francesco Saverio de Mérode che condannò la Basilica ad essere interrata, fece costruire la caratteristica scalinata d’accesso (33 gradini come gli anni di Cristo) a causa dell’innalzamento del piano stradale.

Nel 1873 la Compagnia di Gesù è costretta a lasciare la Basilica e il Titolo cardinalizio, soppresso nel 1595 fu restaurato da Papa Leone XIII nel 1880, e lo stesso Pontefice eresse la Basilica a Parrocchia romana nel 1884.

Lavori di restauro effettuati nel 1937-38 hanno ripristinato il portico originario.

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